LA STORIA
Intorno all'anno 840, dei coloni berberi si stabilirono nell'agro ad est del fiume Belice, in Sicilia, e lo suddivisero in "iqlim", che erano dei distretti militari dotati di casali.
Su uno dei resti di questi casali, che corrisponde alla attuale piazza Vittorio Emanuele, venne costruita una fortezza araba per proteggere gli iqlim sparsi sul territorio.
Questa fortezza aveva probabilmente lo scopo di proteggere la popolazione berbera che viveva nell'area e di difendere la zona dagli attacchi esterni. Gli Arabi in Sicilia furono presenti per diversi secoli e lasciarono un'impronta significativa sulla cultura e sull'architettura dell'isola.
Il dominio saraceno sull'agro di Burgiomilluso durò fino al 1093, quando il re normanno Ruggero I lo incluse nella diocesi di Girgenti. La presenza di numerosi cocci di contenitori, come anfore e grandi pithoi, insieme a molteplici macinelli litici per cereali, testimoniano l'esistenza di una forte attività agricola e commerciale. Questa attività si basava sulla coltivazione delle terre fertili della zona e sulla produzione di beni agricoli, che venivano scambiati con i numerosi insediamenti collinari situati lungo il corso del fiume Belice.
Nel 1222, una rivolta delle comunità saracene venne soffocata nel sangue da Federico II, che distrusse i casali e deportò gli abitanti. Nel 1230, vicino alla Chiesa di Santa Caterina del Belice, venne costruito un lebbrosario gestito dai cavalieri di San Lazzaro. Nel 1239, lo stesso Federico II fece costruire una torre per favorire il ripopolamento dell'agro. La presenza di questi edifici indica che l'area era ancora di interesse strategico e che veniva considerata un punto cruciale per il controllo del territorio.
La baronia passa ancora
in dote a Nino Tagliavia, Barone di Castelvetrano. Duecento anni dopo,
nel 1549, la baronia di Burgiomilluso diviene contea di Borsetto; il
feudatario è Carlo Aragona Tagliavia. Nel 1606 la contea passa a
Giovanna Aragona Tagliavia Pignatelli, viceré di Sicilia. E’ l’inizio
del dominio dei Pignatelli ai quali si deve in gran parte la
realizzazione della cittadina con la caratteristica della pianta a
scacchiera. Nel 1638 Diego Aragona Tagliavia Pignatelli ( che ha sposato
Stefania Mendoza Cortes, marchesa di Oaxacasico e nipote del celebre
Fernando Cortes) istituisce il contratto enfiteutico con i quali affitta
la terra ai coloni. Ciò porta ad una crescita demografica e ad uno
sviluppo notevole dell’attività agricola.
Nel periodo
risorgimentale il paese diventa teatro di sommosse popolari ordite dalla
Carboneria, che sfocia nell’assedio del Municipio, nel luglio 1820.
Nel 1833 Ferdinando II dispone una nuova circoscrizione catastale e al Catasto di Menfi vengono aggregati i territori di Bertolino Soprano, Bertolino Sottano e S. Caterina di Belice.
Nel 1848 numerosi
menfitani partecipano ai moti rivoluzionari. In occasione dell’impresa
dei Mille, pare che Garibaldi avesse scelto come punto d’approdo proprio
Porto Palo di Menfi, dove poteva contare sull’appoggio di diversi
menfitani in contatto con lui; ma, avendo saputo che navi borboniche
partite dal porto di Marsala si avviavano a Sciacca, si diresse nel
porto di Marsala. Nei primi del Novecento vengono realizzate diverse
opere pubbliche quali l’ampliamento della banchina di Porto Palo e una
nuova conduttura d’acqua potabile che collega il serbatoio di Menfi con
la sorgiva Favarotta di Contessa Entellina. Nella seconda Metà del XIX
secolo Menfi assume forma di una città ricca, popolosa e dotata di tutte
le strutture giudiziarie e amministrative. Con la ripartizione delle
terre agli agricoltori si ha un grande sviluppo, in particolare con la
coltivazione della vite, carciofi ed olivo. Nascono le prime istituzioni
cooperative tra cui la Napoleone Colajanni (la più antica), mentre la
più importante è senza dubbio la Cantine Settesoli (fondata nel 1965),
che è a tutt’oggi la più rilevante realtà economica di Menfi. Nel 968 la
Città è colpita e danneggiata dal sisma del Belice. La ricostruzione ha
portato ad una grande espansione della Città ed alla crescita delle
attività economiche sia nel settore agricolo che industriale.
Il circondario di Menfi è
un territorio assai poco conosciuto dal grande pubblico, che si
caratterizza però per la peculiarità e integrità dei suoi ecosistemi e
per le sue profonde radici storico-culturali.
Anche se il capoluogo è
stato segnato dal sisma del 1968, il graduale spostamento delle
potenzialità di progresso e crescita economica proveniente da quei
settori che hanno accompagnato lo sviluppo dell’economia del nostro
territorio (agricoltura prima e poi industria), apre nuove prospettive
alle politiche di programmazione e di indirizzo dello sviluppo
territoriale attraverso la crescente diffusione del fenomeno turistico.
Menfi costituisce pur sempre, una meta interessante, dove il viaggiatore
scoprirà “nascoste” nel territorio, tante piccole bellezze ambientali e
storiche che si sono conservate intatte nella loro atmosfera intrisa di
odori mediterranei.
Notevole interesse è stato rivolto alla valorizzazione del territorio attraverso opere di riqualificazione urbanistica e ambientale. In tal senso è stata prestata particolare attenzione all’ingresso della Città, con la costruzione di una imponente “Porta” a forma di sole che rappresenta la rinascita di Menfi dopo il disastroso terremoto del 1968.
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